Una grande mostra

 

Non sono mai stato particolarmente attratto dal Manierismo. Sono dunque andato all’inaugurazione di questa mostra un po’ prevenuto. Ho dovuto ricredermi.

Un percorso straordinario fra colori luminosi e brillanti di opere sapientemente restaurate, un susseguirsi di allegorie e di simboli arcani non solo nelle tavole inquietanti del Rosso Fiorentino, ma anche in quelle auliche del Pontormo. Insieme con loro il maestro di entrambi, Andrea Del Sarto, dalle figure armoniose che rispecchiano l’idea della perfetta bellezza.

Che dire, parlando di simboli, del modo divergente di rappresentare San Girolamo? Scheletrico, vestito di un grigio allucinante, i capelli irti nel vento, quello del Rosso; con la pelle candida ed il manto rosso quello del Pontormo. E quel triangolo equilatero con l’occhio al centro che, nella Cena di Emmaus del Pontormo, sormonta il volto ieratico del Cristo? E l’ossessionate, demoniaco,volto scimmiesco del soldato nello sfondo della Deposione del Rosso, al quale si accosta un cavaliere dal volto senza lineamenti, che traspare seminascosto dal manto che lo ricopre? Al sereno platonismo mediceo del Pontormo, il Rosso contrappone un mondo di figure lacerate, ispide, inquietanti intrise di un esoterismo angosciante.

E che dire ancora di quella Venere e Cupido del Pontormo? Ci turbano i misteriosi simboli che contornano l’arco del piccolo dio: due maschere, l’una demoniaca, l’altra apollinea, l’una sopra l’altra; e quel grigio, rigido corpo di bambino che appare all’interno di un sepolcro aperto. Qual’è l’altra faccia dell’Amore?

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