Lettera al signor Blefera

 

E’ un dovere del cittadino pagare le tasse ed è un dovere dello stato condurre la lotta contro chi non lo fa.

Ci viene detto che chi paga le tasse non ha nulla da temere dagli accertamenti condotti in questa lotta. E sarebbe giusto. Ma non è vero.

È vero semmai il contrario, che cioè lo Stato si accanisce sugli onesti perché non ha forza con i disonesti.

Quando trionfalmente ci viene detto che sono stati scovati tanti evasori e recuperate tante imposte evase, stiamo sull’avviso e facciamo una bella tara. Perché spesso non si tratta di recupero di evasione, ma di soldi estorti ingiustamente agli onesti che hanno sempre pagato tutto. Gli accertamenti infatti si fanno contro chi al fisco dichiara tutto, perché i disonesti sanno come evitarli, si preparano prima.

La prova di quanto dico?

Dopo anni di sacrifici vuoi smettere di pagare un affitto, trovi un occasione per comprare il tuo studio, la tua bottega, il luogo dove lavorare. Non hai soldi per pagarlo tutto, così fai un leasing e dici: meglio pagare un leasing che un affitto, almeno fra venti anni questo posto sarà tuo e potrai lasciarlo ai figli.

Riesci ad ottenere un leasing, che è caro e ti obbliga ad ulteriori sacrifici, ma lo fai e sei contento.

Fino a che, due anni dopo, lo stato si fa vivo e ti dice che sei un evasore. Tu non ci credi, sai di aver pagato tutte le tasse fino all’ultimo euro, di avere la coscienza pulita. Eppure lo stato ti dice che tu hai evaso perché in realtà quel locale, che non hai comprato tu, ma una banca per te, vale molto di più e dunque lo hai pagato per buona parte a nero. Perciò verrai sanzionato, per un’evasione che non c’è mai stata.

Puoi fare ricorso, si, ma ti avvertono che se perdi dovrai pagare la sanzione senza sconti e bada che l’onore della prova non è, come ti aspetteresti, dello stato che ti accusa, ma tuo. Devi essere tu a dimostrare che non sei un evasore, che non ci sono stati pagamenti in contanti. Il che è impossibile, perché se lo stato dice a sua discrezione che lo studio valeva di più tu non puoi farci nulla, se non implorare il burocrate con cui sei andato a parlare. Inutile dire che i parametri a cui hanno fatto riferimento non vanno bene per il tuo caso, inutile far presente che con questa crisi si ottengono sconti dai venditori e che le valutazioni dell’agenzia del territorio sono quelle dei tempi di un boom edilizio che non c’è più. Ma loro dove vivono? Inutile dire che una banca non paga a nero, che chi ha un’attività non ha interesse a comprare a nero, visto che le spese le può detrarre dai redditi.

Così sei costretto a pagare ciò che non è dovuto, perché ti trovi di fronte ad uno stato diventato estorsore. In più sei ormai additato come un evasore e i soldi che ti hanno estorto verranno sbandierati come recupero di un’evasione inesistente.

Poi racconti in giro il tuo caso, parli con altri e scopri che questa prassi è diffusa e gli accertamenti insensati ma inopponibili sono sistematici ogni volta che si compra un immobile non residenziale. Per quelli residenziali infatti si paga sulla base della rendita catastale e, almeno per ora, i burocrati non possono darti del bugiardo.

Scopri così che le aziende che vogliono ampliarsi comprando dei locali nuovi devono pagare il pizzo allo stato. Scopri addirittura situazioni kafkiane: un accertamento contro un comune che ha venduto un immobile dichiarando, a detta dell’ufficio, un prezzo troppo basso, come se i comuni incamerassero soldi a nero, come se le valutazioni non fossero fatte su perizie.

Con l’uso dei parametri e delle presunzioni di incassi sulla base di spese anch’esse presunte, le estorsioni dello stato dagli immobili passeranno alla vita privata. La difesa sarà impossibile.

Ma qual’è lo stato di diritto in cui l’onere della prova è a carico dell’accusato? In Italia uno è presunto colpevole finché non prova la sua innocenza e non il contrario, come avviene nei paesi civili. Quante volte sentiamo commentare gli avvisi di garanzia con la frase: “Sono certo che Tizio saprà provare la propria innocenza!”, quando si dovrebbe dire: “Vediamo se la Procura saprà provare la sua colpevolezza in un giudizio!”

Siamo ormai giunti ad una dittatura oppressiva, nella quale per gli onesti non c’è più certezza di diritto. Perché, lo ripeto, i disonesti, si premuniscono prima e la fanno franca.

Dunque, caro dottor Blefera, in Italia l’onestà non paga ed il vecchio adagio “Male non fare paura non avere”, al quale mi sono sempre attenuto, non vale piu’. Da questo stato estorsore, dai suoi burocrati insensibili ed ottusi dobbiamo imparare a difenderci.

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