Le sfide che attendono Firenze

Il discorso programmatico pronunciato in Consiglio Comunale il 21 settembre è stato promettente: il Sindaco, Matteo Renzi, non si è mantenuto sul generico ma si è espresso in modo chiaro su molte questioni aperte indicando un percorso alternativo a quello della Giunta precedente. Passare dal programma agli atti concreti tuttavia non sarà facile, il lavoro è molto ed il tempo è poco.
Il primo nodo da affrontare è quello del Piano Strutturale che la Giunta passata è stata incapace di approvare, nonostante un iter lungo anni, durante i quali il Piano è stato discusso in tutte le sedi possibili immaginabili, senza per questo trovare una maggioranza disposta a votarlo. Quel Piano ha bisogno di essere modificato, ma non rifatto da capo, perché i tempi per un nuovo piano non ci sono. Anche l’impostazione programmatica del discorso di Renzi in Consiglio Comunale non contraddice l’impostazione generale del Piano, pur implicando modifiche sostanziali ad alcuni contenuti strategici. Se entro luglio il Piano Strutturale non verrà approvato definitivamente, scatteranno salvaguardie che bloccheranno in città ogni intervento edilizio che non sia di mera conservazione dell’esistente. Con conseguenze pesantissime su un’economia che nell’edilizia trovo una dei volani più importanti. Renzi ha detto che questo non deve avvenire ma,  considerati i periodi di legge per la pubblicazione e le osservazioni, se entro l’anno le modifiche al Piano non verranno fatte ed adottate, non ci saranno i tempi tecnici per un’approvazione definitiva in tempo utile.

Il Piano Strutturale è legato a filo doppio con le grandi scelte infrastrutturali, che al suo interno devono trovare la loro cornice coerente. Il Piano attualmente sospeso vincola i tracciati dell’Alta Velocità e delle tre linee della tramvia, definendoli invarianti strutturali, cioè caposaldi inamovibili. E questo è inaccettabile, visto che su queste infrastrutture non c’è ancora chiarezza. Per la tangenziale nord il Piano si limitava a individuare un corridoio infrastrutturale, questa elasticità dovrà essere introdotta anche per le altre infrastrutture, che sono sempre suscettibili di cambiamenti anche in corso d’opera.
Ma elasticità non vuol dire evitare le scelte. Su Alta Velocità e linee tramviarie bisogna decidere. Renzi ha confermato la scelta del sottoattraversamento, ormai già appaltato, ma si è lasciato una porta aperta per discutere con le Ferrovie la stazione sotterranea sotto l’area dei Macelli. La grande stazione sotterranea impone un costo immenso, che probabilmente aumenterà in modo non preventivabile per le varianti e i problemi che emergeranno. Penso innanzitutto all’impatto sulla falda acquifera ed ai rischi di allagamento. La stazione sotterranea era stata voluta dalle forze politiche fiorentine, timorose di infrangere il tabù della centralità di Santa Maria Novella. Ma una stazione sotto i Macelli non è la stessa cosa: per raggiungere Santa Maria Novella ed il centro storico si deve comunque salire in superficie e prendere la tramvia. Tanto vale allora costruire una stazione di superficie a Castello o Campo Marte, con tempi più brevi e costi minori e, soprattutto, minor impatto dei cantieri sull’assetto viario e idro geologico della città.

Sulla tramvia ho sempre ritenuto che si debba sospendere la linea tre che attraversa un tessuto delicato e pregiato come quello dello Statuto, per concentrare gli sforzi sulla linea due che collegherà il centro storico con il nuovo polo direzionale di Novoli. Ma estendendola a Sesto, conferendole quel ruolo di infrastruttura metropolitana che già Detti aveva ritenuto indispensabile per un decentramento a nord ovest. Allungamento quindi verso Sesto e il polo scientifico dell’Università, ma eliminazione della tratta che attraversa il centro storico di Firenze. Il centro storico deve rappresentare infatti un capolinea della tramvia, non un’area da attraversare. La mobilità nel centro va assicurata con mezzi idonei: bussini elettrici e tapis roulant, i cosiddetti people movers ecologici e non invasivi. Il discorso di Renzi va in questa direzione: la tramvia deve essere estesa a Sesto e non passerà da piazza Duomo, che verrà integralmente pedonalizzata, eliminando così quello che è stata definita (sono parole citate da lui) il più elegante spartitraffico del mondo.

Renzi si è espresso con chiarezza anche sulla necessità di una nuova pista per l’aeroporto di Peretola, dicendosi pronto a trattare da subito con il sindaco di Sesto, che ha rigettato le cinque (cinque!) soluzioni fornite da ADF (la società di gestione dell’aeroporto). Ne esiste una sesta su cui tratteremo, ha detto. Aggiungo io che l’estensione della tramvia a Sesto potrebbe essere occasione per un “do ut des”: tramvia in cambio della pista.

Un falso problema è invece quello della “cittadella viola”, cioè la mega speculazione che era stata proposta nel Parco Metropolitano della Piana. Il vero problema è un altro: togliere lo stadio di calcio da Campo di Marte. Intendiamoci, non intendo demolire il Franchi, opera d’architettura e di ingegneria da tutelare e conservare, ma di togliervi le partite di calcio e di costruire altrove uno stadio nuovo per ospitarle. Questo va fatto e presto, perché un quartiere residenziale non può ogni quindici giorni diventare ostaggio dei tifosi. L’area di Castello sarebbe quella ideale, come ha indicato Renzi, perché facilmente raggiungibile da autostrade, aeroporto e ferrovia. Ma lo stadio deve per forza tirarsi dietro un quartiere? Non si possono trovare soldi pubblici per costruirlo? Magari utilizzando quelli della linea tre della tramvia, che se non la facciamo tutti tireranno un sospiro di sollievo?

In conclusione, le premesse ed i programmi oggi ci sono. Ora bisogna attuarli rapidamente e questa è la parte più difficile.

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