Crisi dell’auto ed ipocrisia italiana

Fiat minaccia 60.000 licenziamenti se il governo non varerà adeguati incentivi per la vendita di auto. I sindacati lamentano che i 300 milioni messi a disposizione dal governo sono un’inezia e chiedono che il mercato dell’auto sia incentivato in modo più massiccio.
Eppure perché gli italiani dovrebbero comprare ancora auto, al di là di un ricambio fisiologico dei mezzi più vecchi? Per farne cosa, per lasciarle a casa? Tutti i comuni cercano di limitare la circolazione delle auto. Abbiamo infatti il rapporto fra veicoli ed abitanti più alto d’Europa. Il rapporto ACI del 2003 parla di 78 veicoli ogni 100 abitanti. I dati del 2004 dell’Osservatorio Autopromotec parla di 58 auto (esclusi gli altri veicoli) ogni 100 abitanti, con un picco di 66 nel Lazio. E sono dati vecchi che non tengono conto del boom di vendite dell’anno passato.
Ormai a Firenze ed in molti altri comuni l’obiettivo è quello di impedire la circolazione dei veicoli su ruote, riducendo le sedi stradali, ponendo divieti, rendendo caotico il traffico in modo da scoraggiare l’uso dell’auto. Ma l’auto non si può neppure parcheggiare per strada, perché i divieti si infoltiscono.
E allora? Non è questa ipocrisia? Da una parte si chiede ai cittadini di lasciare l’auto a casa, ma neppure si offrono parcheggi dove metterla. Dall’altra si pretende che gli stessi corrano a comprare macchine nuove altrimenti si licenziano gli operai.
Quando le compagnie petrolifere tengono artificiosamente alto il costo del carburante, nonostante il calo del prezzo del petrolio, il governo si limita ad alzare le spalle: è mercato, non possiamo farci niente!
Probabilmente l’incentivo migliore per il mercato dell’auto sono limiti di legge più severi sui requisiti dei veicoli: ci vogliono mezzi che consumino meno, che inquinino meno. Bisogna incentivare la ricerca dei carburanti alternativi. Ma attenzione: non quelli di origine vegetale, perché rischiamo di dare un colpo mortale alla produzione agricola alimentare. Ma si deve anche, e forse soprattutto, favorire la circolazione dei veicoli, costruendo nuove infrastrutture viarie e parcheggi. Un grande piano per le infrastrutture rilancerebbe l’edilizia, che non dimentichiamo era e resta il motore trainante dell’economia italiana, e renderebbe più plausibili gli incentivi per la vendita dei veicoli.
Altrimenti, se le auto non devono circolare, quando il mercato crolla smettiamo di strapparci i capelli dal capo ed anzi stappiamo una bottiglia di spumante. E se la Fiat licenzia, diciamo agli operai che il loro sacrificio è per il bene del paese.
Non siamo ipocriti, ci vogliono comportamenti coerenti, in un senso o nell’altro.

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1 commento su “Crisi dell’auto ed ipocrisia italiana

  • Penso che il mercato dell’auto in Italia sia veramente sull’orlo del baratro. Provate a cliccare qui (http://www.fiatangebote.de/) e ne capirete il motivo. Non serve sapere il tedesco per rendersi conto dei prezzi di vendita delle FIAT in Germania: Panda 4.999€, Grande Punto 6490€, Bravo 9.999€.
    Oggi sul nostro mercato una Panda costa nella migliore delle ipotesi (km0, promozione Fiat sommata a sconti della concessionaria) 8000 euro, una Grande Punto 10 mila e una Bravo 14 mila. E’ possibile che l’Unione Europea non faccia niente per allineare i prezzi? Possibile ci sia così tanta differenza sugli stessi identici modelli?…Il governo Berlusconi stanzia fondi irrisori rispetto a quello che ha fatto la Sig.ra Merkel. 1500€ di contributi governativi se viene rottamata una macchina immatricolata prima del 1997, e solamente per comprarne una euro 4 o 5. Considerando che l’anno scorso il bonus variava da 800 a 1200€ non mi pare che sia stato fatto un grosso passo avanti per risollevare l’industria automobilistica italiana.

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