La Val Camonica è una valle alpina, di antico transito, che mette in collegamento diverse valli ricche di acque e lussureggianti vegetazione. Il lago d’Iseo a sud e l’ Adamello a nord la concludono e lungo la valle si snoda il fiume Oglio, a tratti placido e a tratti impetuoso, su cui si affacciano paesaggi di rara bellezza. La valle venne considerata sin dalle più remote epoche storiche un santuario a cielo aperto. I grafiti camuni
sono una preesistenza di grande interesse archeologico e sono visibili un po’ ovunque lungo la valle. Numerosissimi sono i luoghi considerati sacri dai Camuni. Numerosissimi sono i massi incisi di graffiti che vanno dal neolitico sino al 1600 circa dell’era cristiana.
Mi sono sempre posta la domanda: perché qui?
Perché in questa valle alpina, di sicuro difficilmente raggiungibile
nell’antichità e, ancor oggi, di scomodo transito, nonostante i molteplici trafori scavati nel monte?
Nel tratto della valle dove sono maggiormente concentrati i massi graffiti, si trovano due montagne che si fronteggiano, inquietanti. Il Pizzo Badile e la Concarena. Non a caso gli abitanti del luogo hanno attribuito all’uno un nome maschile e all’altra un nome femminile. Vedremo perché.
Il Pizzo Badile ha una forma stranamente fallica, accentuata durante i giorni prossimi agli Equinozi, quando un fenomeno di rifrazione della luce estende l’ombra del monte nel cielo terso. Il cono d’ombra proiettato nell’azzurro assai probabilmente fu considerato dai Camuni una prova della potenza divina forte e attiva. La Concarena ricorda invece il ventre primordiale, l’ogiva alchemica dove tutto ha avuto origine, il ventre fecondo della Madre Terra. Il giorno dell’Equinozio di primavera e dell’equinozio d’autunno avviene, anche sulla Concarena, un fenomeno assai sconvolgente: la cima del monte è divisa in due, si apre agli occhi di chi la guarda dal basso una specie di feritoia dentro alla quale il sole, al suo tramonto equinoziale, filtra e si inserisce perfettamente nella spaccatura,quasi una fecondazione della montagna da parte della luce solare.
Sono fenomeni importanti e in antico hanno fatto sì che questa valle, questa zona in particolare tra Civitate Camuno e Capo di ponte, fosse considerata sacra.
Manuela Forlani
cara Manuela, siamo in presenza di un luogo magico, la cui natura è esaltata dai fenomeni celesti straordinari che vi avvengono. Chi ha lasciato i graffiti rupestri voleva mettere sé e le proprie cose, attraverso il simulacro inciso,sotto la cascata di energia benefica che la valle concentrava.
Un’energia che nel luogo fra i due monti, fra il femminile e il maschile, fra il positivo e il negativo, raggiunge uno stato di sospeso equilibrio e un’irripetibile benefica armonia. In questa quiete ogni negatività sparisce e la vibrazione della terra, fecondata dalla luce del sole, si sposa con quella del cielo aprendo una porta invisibile.
Allora in Bethel lo spirito si materializza e la materia si spiritualizza, aprendo la scala che Giacobbe vide in sogno lungo la quale gli angeli prima salivano e poi scendevano. Beth El, la Pietra, la Porta del Cielo…
Questa scala i Benedettini presero a immagine dei loro monasteri. Non è un caso che proprio lì, fra i due monti, sorga presso i graffiti un monastero benedettino, con una grande chiesa romanica sormontata dal tiburio ottagonale.L’otto: il numero dell’infinito, della terra spirituale posta oltre il tempo e lo spazio. L’ottagono: la figura della porta che unisce la terra al cielo.
Il Tonale stesso è un passo alpino anomalo che appare improvvisamente come una splendida piana adatta ad atterraggi, aperta al cosmo ma invisibile dalle due valli che vi si congiungono. Tutto vi poteva accadere senza che dagli insediamenti vicini si potesse scorgere qualcosa. In alcuni processi si leggono le confessioni di donne accusate di malefici: si parla della presenza nel luogo di luci e fuochi freddi, soprannaturali. A dare forza alla fantasia concorre anche il fatto che tra i graffiti camuni è possibile rintracciare figure femminili con falce lunare, in danza intorno a un defunto e capanne-tempio dedicate al culto del Sole e della Luna. Inoltre rappresentazioni di ominidi filiformi, macrocefali e occhiuti.
Bisogna poi aggiungere che, dal neolitico in poi, il popolo della valle dimostra precise conoscenze astronomiche nelle varie geometrie arricchite da coppelle, lasciate sulle rocce, probabilmente proprio dalle Dame lunari.
Vedere anche: numero 33 di Misteri di Hera serie Archeo Misteri – Marzo 2009 di Anna Giacomini.
Interessantissimo articolo della scrittrice.