L’Architetto Giuseppe Castellazzi

 

Su iniziativa della Classe di Architettura, l’Accademia delle Arti del Disegno ha aderito con particolare interesse all’iniziativa promossa dalla Fondazione Michelucci, ed ampiamente condivisa dalle istituzioni culturali fiorentine, per una serie di eventi legati alla Fotografia di Architettura: “Firenze Fotografia d0’Architettura” nell’ambito dell’estate Fiorentina 2019.

L’Accademia partecipa dunque con una piccola ma raffinata esposizione di immagini provenienti dal prezioso fondo fotografico dell’architetto Giuseppe Castellazzi, conservato nella propria sede di palazzo dei Beccai, fondo che contiene circa 200 foto di architetture europee ed orientali del XIX secolo. L’allestimento della mostra, che si inaugura il 19 ottobre alle 17,30 nella sede di Palazzo dei Beccaio in via Orsanmichele 4 a Firenze, è coordinato da Mauro Cozzi con Monica Maffioli, Vincenzo Vaccaro, Enrico Sartoni e Domenico Viggiano.

Castellazzi era nato a Verona nel 1834. Nel 1860 vinse la medaglia d’oro ad un concorso di architettura, che gli valse il sostegno del governo austriaco per un viaggio di studio in Germania e in Francia. Verso il 1864, grazie ad una borsa dell’Accademia veneta di Belle Arti, poté recarsi per un anno in Oriente, con un tour che da Trieste lo portò ad Atene, Istanbul ed al Cairo, facendo tappe nelle Cicladi, a Smirne, a Beirut. Da quel viaggio riportò durevoli impressioni ed una raccolta di schizzi che furono pubblicati nel pregevole volume “Ricordi di Architettura Orientale” del 1871. Il volume, oltre alle fresche e spesso pittoresche note di viaggio, contiene cento tavole di disegni rielaborati sugli schizzi presi dal vero. L’attenzione del Castellazzi si rivolse non tanto agli edifici monumentali, ma, come scrisse, a “quanto mi sembrò quasi elementare nell’architettura e decorazione dominanti in quelle città, e quindi mi occupai di parecchi particolari che da altri non furono ricordati”. L’architettura civile, l’architettura sacra, l’architettura funeraria, i particolari degli apparati decorativi, dei materiali furono al centro della sua attenzione. Lo scopo che egli si prefisse fu infatti quello pratico ed operativo della professione di architetto, come ebbe egli stesso a precisare: “Mi sono occupato con preferenza di molti dettagli di sacri e civili edifizi che sono, è vero, poco importanti per magnificenza di masse, ma che però possono suggerire quanto i principali monumenti, da altri illustrati, motivi di elementi architettonici e decorativi, applicabilissimi a quelle nostre fabbriche, il cui uso sia di orientale provenienza, o che per il loro soggetto esigano architetture fantastiche o d’impronta originale. Fra gli innumerevoli modelli che mi si presentavano, ho cercato di scegliere quelli che più degli altri si possono prestare alla pratica applicazione, ed ho avuto principalmente riguardo ai materiali e mano d’opera, di cui noi possiamo disporre con facilità tecnica ed economica…”.

Nel 1874 Castellazzi si trasferì a Firenze dopo aver vinto un concorso per l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti, della quale divenne Direttore nel 1877.

La raccolta delle foto ha lo stesso fine degli schizzi di viaggio, un uso pratico cioè che riuscisse utile alla progettazione architettonica. Castellazzi fu soprattutto un restauratore ed i suoi progetti suscitarono spesso vivaci discussioni, come quelli per OrsanmIchele e Santa Trinita a Firenze. Egli utilizzò le foto anche come supporto per realizzare rendering ante litteram dei suoi progetti, come documenta quella esposta per Orsanmichele. L’ampiezza dei temi e dei paesi dimostrano un interesse a tutto campo, sfatando una volta di più (semmai ce ne fosse ancora bisogno) il vecchio adagio di una Firenzina ottocentesca provinciale e chiusa in se stessa. Oggi quelle foto, stampate su carta albumina, costituiscono una documentazione di eccezionale interesse per lo storico dell’arte e dell’architettura.

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