Tempo e Reincarnazione

Oggi sono stato alla presentazione di un libro di Anna Giacomini, “L’anello del re”, edito da Ianieri. Il tema di fondo del libro e quello su cui è stata imperniata tutta la presentazione è quello della reincarnazione.Chi non vuol credere alla possibilità di un’altra vita, di un’altra occasione? Fin dall’antichità l’uomo ha creduto che almeno ad alcuni fosse offerta l’opportunità di una nuova esistenza, per finire ciò che era stato cominciato, per perfezionare un’Opera interiore non compiuta. Nell’incontro sono stati citati casi ed esperienze che destano impressione.
Sono convinto che tutto ciò che definiamo semplicisticamente come “fenomeni paranormali” costituisca l’irruzione più o meno violenta della realtà nel nostro piccolo “horto concluso” dell’apparenza. L’universo non è quello che i cinque sensi ci rivelano, ma un sistema assai più complesso e per noi invisibile, inudibile e intangibile. La quinta dimensione, quella dello spirito, avvolge le quattro tradizionali, cioè lo spazio tridimensionale ed il tempo, e le ingloba in sé. Ogni tanto dal mondo dello spirito un’esplosione di energia pura infrange il velo della sensibilità e si manifesta in forme per noi incomprensibili.
Ma non dobbiamo fare l’errore di persone come Margherita Hack, che riduce tutto all’esperienza dei sensi, alla causa ed all’effetto. La fede nella reincarnazione implica infatti una riduzione di fenomeni inspiegabili entro la cornice consueta e rassicurante di un tempo irreversibile e lineare, che ha avuto un’inizio ed avrà una fine: sono stato, sono e sarò ancora. In realtà il mistero è molto più profondo.

Alcuni ritengono che il tempo sia come un fiume che scorre sinuoso, come un serpente che si muove ondulando: fra un’ansa e un’altra, fra una spira e un’altra il passaggio è breve, basta trovare la porta e proiettarsi così nel passato e nel futuro. Ma anche questa visione è forse riduttiva.

Come ho scritto in un post di qualche tempo fa, sulla Teoria delle Stringhe, le frontiere della fisica ci mostrano un cosmo paradossale, nel quale il tempo non esiste se non come dimensione apparente.  Viviamo forse in un universo costituito da infinite dimensioni, sostanzialmente parallele, che a volte si intersecano e interagiscono, nel quale il passato è in realtà un presente ed un futuro. Forse viviamo varie esistenze nello stesso tempo, che è solo una veste visibile di una realtà invisibile; forse siamo insieme l’uomo o la donna di oggi e di mille anni fa. Forse Cesare sta attraversando il Rubicone mentre io scrivo, forse Dante comporrà domani il suo poema. Ma le nostre anime partecipano tutte di un’unica anima che tutto pervade e forse io e voi che mi leggete siamo insieme un po’ di Cesare e di Dante.  Così si spiega la possibilità di ricordare cose già fatte o esperienze lontane, così la possibilità di ricordare il futuro che ancora non è.Viviamo come ciechi in un mondo colorato, come sordi in un mondo di suoni.

E allora? Di fronte al mistero dobbiamo abbandonare le nostre certezze ed i nostri criteri, esercitare il sesto senso, risvegliare il terzo occhio e porci quindi in ascolto con la mente libera, il cuore aperto allo stupore, alla meraviglia ed alla riconoscenza.

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5 commenti su “Tempo e Reincarnazione

  • Prima di scrivere di reincarnazione bisogna sapere della morte. Chi meglio di C.Pavese ha spogliato la morte di ogni orpello o credo religioso?

    “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera,
    insonne,
    sorda,
    come un vecchio rimorso
    o un vizio assurdo.

    I tuoi occhi saranno una vana parola,
    un grido taciuto,
    un silenzio.

    Così li vedi ogni mattina
    quando su te sola
    ti pieghi nello specchio.

    Oh cara speranza !
    Quel giorno sapremo anche noi che sei la vita,
    e sei il nulla.

    Per tutti la morte ha uno sguardo.

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Sarà come smettere un vizio,
    come vedere nello specchio
    riemergere un viso morto,
    come ascoltare un labbro chiuso.

    Scenderemo nel gorgo,
    muti.”

    Ci spaventa la morte, ci terrorizza e allo stesso tempo ci affascina, come uno spettacolo orrendo che non si può non guardare, con un occhio chiuso e uno mezzo aperto. Così è la morte.
    L’essere umano la rifugge, la esorcizza ma mai e poi mai la sottovaluta e il pensiero ritorna alla morte spesso, in particolare passato il periodo della vita in cui si vive nel fuoco nella giovinezza e ci si appresta ad entrare nell’aria della vecchiaia. La morte è quella mano che coglie il frutto maturo dall’albero e lo fagocita.Così è la morte.

    Credere di poter vivere molte vite è uno dei modi di esorcizzare la morte.
    Vengono però spesso vendute per verità enormi sciocchezze come, ad esempio, il programma Voyager che su Raidue, tempo fa, ha raccontato la storia di Cameron, sei anni, “il bambino che visse due volte”. Sono rimasta alquanto perplessa, soprattutto per il desiderio del conduttore di farci credere vero ed assodato qualcosa che proprio non lo è.
    Dagli hippies agli yogi e ai pensatori progressisti, tutti hanno promosso l’idea della reincarnazione, misticismo a buon mercato e qualcosa di esotico hanno completato l’opera. La new age è fiorita in un alveo ben fertilizzato dai santoni e guru di mezzo mondo.

    Secondo me per affacciarsi all’idea della reincarnazione si deve passare dall’Io egoistico all’ Io animico, base per la comprensione delle filosofie orientali e non solo.
    Rimanendo nella tradizione occidentale, giudaico-cristiana, notiamo che la dottrina della reincarnazione sia, ad esempio, una componente del pensiero cristiano primitivo: basti prendere come ad esempio Origene, padre della Chiesa, considerato secondo solo ad Agostino: teologo e scrittore cristiano di lingua greca (nato ad Alessandria nel 185 d.c.) così scrive nella sua opera Sui Principi : “A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi a causa dell’associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forme dalla quale passano poi alla forma di pianta: restano in queste forme diverse di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale”; “L’anima non ha principio né fine: ogni anima entra in questo mondo fortificata dalle vittorie oppure indebolita dai difetti della vita precedente. Il suo posto in questo mondo è determinato dai suoi precedenti meriti; il suo operato in questo mondo determina il posto che essa avrà nel mondo successivo…”
    Successivamente fu condannato per eresia, e tra l’altro Giustiniano nel secondo concilio di Costantinopoli -543 d.C.- lanciò su di lui l’anatema così dicendo “Se qualcuno dovesse proclamare che l’anima trasmigra da un corpo all’altro sia maledetto”. Ma questa è un’altra storia.
    Difficile anche sottrarsi alla suggestione di una lettura di S.Agostino che faccia emergere una sorta comunque di attrazione verso la dottrina della reincarnazione : da “Contra Academicos” “Il messaggio di Platone, il più puro, il più luminoso di tutta la filosofia, ha finalmente dissipato le tenebre dell’errore e ora traspare soprattutto attraverso Plotino, così simile al suo maestro che crederesti che Platone sia rinato nella sua persona” o ancora nelle Confessioni: ”Dimmi o Signore se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa? E prima ancora di quella vita, o Dio, fui forse in qualche luogo o in qualche corpo?“

    Ma è Platone colui che si impone per la forza del suo pensiero, delle sue straordinarie intuizioni, risvegliando echi e risonanze con la nostra interiorità. Platone scopre e teorizza per primo l’aldilà e tutta la filosofia successiva dovrà fare i conti con tale scoperta: il MONDO DELLE IDEE, eterno immutabile, perfetto, divino, tutto luce e amore, di cui questo mondo fenomenico è solo copia imperfetta.
    Platone ci lascia l’idea di una dimensione soprafisica a cui si arriva solo con un atto di fede ragionata, come si evince dai dialoghi, attraverso cui dimostra che l’uomo è sulla terra di passaggio e la vita terrena è una prova, attraverso il ciclo della reincarnazione, per tornare ad essere dei, ad essere puro spirito; la vera vita è nell’aldilà, nell’invisibile, poiché quella è la nostra agognata dimora: “l’uomo è una pianta celeste, il che significa che è come un albero rovesciato, le cui radici tendono al cielo e i rami in basso verso la terra”…
    Il mito di Er, il mito della Biga Alata, una rilettura dei Dialoghi è indispensabile.

    “Brevi sono stati i miei giorni fra voi…
    Ma per quanto la morte possa nascondermi,
    io tornerò con la marea…
    Sappiate dunque che tornerò dal gran silenzio…
    Non dimenticate che sarò ancora tra voi…
    Una breve interruzione, un momento di riposo sul vento
    E un’altra donna mi porterà”
    (K.Gibran)

  • penso anch’io che credere di vivere molte vite sia un modo per esorcizzare la morte. Tuttavia, come ho già scritto qui da qualche altra parte,non è possibile che la nostra mente sparisca nel nulla, che lo spirito si vanifichi. Tornerà alla sua casa come l’onda nel mare, ma la personalità in qualche modo rimarrà.E non solo nella memoria di chi rimane, ma impressa nello spirito universale, al di fuori del tempo, padrona dello spazio…figlia della mente universale, perché tutto è mente, sorella delle menti particolari dentro e fuori del tempo. Ma in realtà ogni mente è già fuori dal tempo.

  • Purtroppo nel corso del tempo molte perle sono state gettate ai porci, grandi verità sono cadute nel discredito a causa dei molti che, pur non avendo strumenti spirituali per la comprensione di tali perle,
    se ne appropriano rendendole i gingilli e i trastulli per le menti appena svegliate dai nuovi impulsi contemporanei di carattere spirituale.
    Per ciò che ho letto in proposito e a mio giudizio ed esperienza personale, credo che, per potersi avvicinare al concetto della reincarnazione sia necessario aver compreso la “legge di Compensazione” o “legge del Kharma”.
    Questa legge, emanata nella sua perfetta Saggezza e Giustizia dal nostro Dio per il mantenimento dell’equilibrio nell’intero universo, ci impone di divenire totalmente responsabili delle nostre azioni.
    Ogni causa ha un suo effetto e così ogni agire irresponsabile conduce inevitabilmente a subire delle conseguenze. Chi arreca dolore soffrirà egli stesso, chi ruba sarà derubato ecc.. Niente sfugge alla legge e con la fine della nostra attuale vita il bagaglio kharmico che ci portiamo dentro non scompare.
    Quindi, ecco come alla nostra anima immortale viene concesso di purificarsi , di “saldare il debito”.
    Riversandosi in un nuovo veicolo fisico allo spirito si ripresenterà l’occasione lungo il proprio cammino di rimediare ai propri errori.
    L’anima si reincarna nelle situazioni familiari e nei luoghi idonei
    alla sua crescita ed evoluzione e molto probabilmente incontra le stesse anime con le quali già ha condiviso esperienze.
    A volte una vita segnata da profondo dolore ci lascia pieni di dubbi sul come davvero agisca Dio nei confronti del Creato..
    Comprendere davvero la reincarnazione ci riavvicina a Lui e ad accettare la sofferenza non come una punizione divina ma come un atto d’amore necessario al ripristino dell’armonia.
    Con la reincarnazione la vita e la morte assumono significati diversi. Chi avesse facoltà per vedere le conseguenze delle proprie azioni sicuramente sarebbe in vita più compassionevole, umile e tollerante. Nei confronti della morte rispettoso. E pieno di fiducia.

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