RenzoManetti

Riguardo alla preghiera

Dedicato a Bernardo

 

Meditazione e preghiera sono sorelle e possono raggiungere gli stessi effetti. La meditazione è un’introspezione finalizzata al silenzio delle cose esteriori, affinché venga risvegliata l’energia interiore. La preghiera si rivolge alla fonte inesauribile dell’energia come ad una Persona, raggiungendo lo stesso scopo della meditazione: il silenzio di tutto ciò che è rumore esterno, per far sì che l’io si trasformi in un vaso vuoto da colmare. Questo vaso si riempie allora di un’energia possente che scaturisce, come l’acqua in un pozzo, dal suo stesso fondo. L’energia dentro di noi è infatti uguale a quella che è fuori di noi: Tutto è energia e noi siamo parte del Tutto.

Ogni forma di energia vibra con una frequenza. La preghiera, come la meditazione, accorda la frequenza dell’energia interiore con quella che, impropriamente, definiamo esterna. Impropriamente dico, perché l’energia di cui parlo è intelligente e la nostra intelligenza ne è parte. Dunque che ci rivolgiamo ad essa come ad un Padre od una Madre non è sbagliato. Se immaginare come una Persona l’Energia Intelligente che dà vita al cosmo, ci aiuta ad entrare in Lei, allora è corretto farlo. In fin dei conti noi ne siamo immagine e somiglianza. Se molti la chiamano Dio non sia motivo di sorriso, così come se altri la chiamano “Grande Architetto”, o “Eterno”. Ognuno di noi deve trovare i simboli e la le forme che si addicono alla propria sensibilità spirituale.

La gestualità del corpo è di grande aiuto per raggiungere una piena sintonia con l’Energia della Vita. Il corpo è infatti una calamita che riceve ed irradia energia. Le cattedrali gotiche avevano guglie che aiutavano a convogliare la forza del cosmo; gli antichi innalzavano menhir, obelischi, piramidi con la stessa funzione. Se durante la preghiera il corpo congiunge le mani verso l’alto, nella posizione dell’orante, queste aiuteranno a captare l’energia celeste ed a condurla all’incontro con quella interiore. Le braccia spalancate e le mani aperte diffonderanno invece energia intorno a chi prega e questa energia tornerà a lui amplificata. L’imposizione delle mani concentrerà l’energia in modo specifico e singolare.

La potenza maggiore della preghiera si raggiunge tuttavia con la parola. La preghiera interiore e silenziosa attiva energia mentale, ma è la parola il veicolo più efficace con la quale questa si diffonde nella materia. La parola vibra nell’aria, trasportando con la vibrazione la potenza della mente. Quest’ultima non può infatti interferire con la materia se non attraverso la parola. Gli antichi lo sapevano bene. Si diceva che i maghi, per operare, avessero bisogno di pronunciare una formula. Senza la parola l’azione mentale del mago non aveva efficacia. E’ ben nota inoltre l’importanza della parola e dei suoni nella Cabbalà. La pronuncia e la permutazione delle lettere sacre ha per il cabbalista la capacità di animare la materia, attivando la stessa energia con cui ebbe inizio la creazione.

La mistica ebraica suggerisce che la preghiera, come le buone azioni, dia vita ad angeli che salgono verso il Trono dell’Altissimo e ne ridiscendano portando il bene sulla terra. Quando preghiamo immaginiamo dunque i suoni e le parole che si elevano con un battito di ali come presenze angeliche o come fiori che ascendono portati dal vento, raggiungendo col loro profumo l’Altissimo. Se recitiamo la preghiera mariana per eccellenza, l’Ave Maria, immaginiamone i suoni come un arco ascendente che dalla parola Ave culmini nella pronuncia del Nome di Gesù e da esso ridiscenda fino alla tenebra della parola morte. Il vertice superiore sarà il Nome, quello inferiore una morte, subito pronta a risorgere nell’Ave, attraverso l’assenso dell’amen. Così i suoni, come rose o angeli, si disporranno nella nostra mente a formare la figura della mandorla, la mistica porta celeste. E questa porta non sarà più immaginaria ma reale: un passaggio misterioso, aperto fra la dimensione limitata dell’esistenza e quella eterna dell’essere, nella quale lo spazio e il tempo non esistono. Attraverso questa porta l’eternità sgretolerà la materia e permetterà il passaggio dello spirito oltre il tempo ed al di là dello spazio, a gustare i profumi ed i colori dell’Eden.

Dunque quando preghiamo, facciamolo con la voce. Alta o sommessa non importa, ma pronunciamo le parole, lasciando che i suoni si diffondano attorno a noi trasportando l’energia della mente. Questa vibrerà nell’aria e nel continuum spirituale che tutto avvolge, impregnando di sé la materia che ci circonda. Una volta, nella basilica di San Miniato a Firenze, il Dalai Lama pronunciò parole che mi piace spesso citare: egli disse che quelle mura erano sacre, perché intrise della preghiera di generazioni di credenti.

Un’ultima osservazione mi sia consentita: è possente la vibrazione energetica che si diffonde da una preghiera recitata all’unisono da più persone, come un inno, o fatta di formule ripetute insieme, come il rosario cattolico. Ricordiamo le parole di Cristo: dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, io sarò in mezzo a loro. L’energia che si attiva con le parole concordi di un gruppo si diffonde senza vincoli di mura, di ostacoli, di distanza, di giorni o di stagioni, perché anche il tempo di fronte ad essa perde il suo potere. Come recita un’antica iscrizione sul pavimento marmoreo della basilica di San Miniato a Firenze, quelle parole e quei suoni retinent de tempore et morte, “preservano dal potere del tempo e della morte”. La preghiera avrà il potere di influire sulla mente delle persone, anche lontane, sui comportamenti della materia, sugli stessi avvenimenti della storia. Aveva ragione La Pira, quando ripeteva che le suore di clausura sono, grazie all’energia diffusa dalla loro preghiera costante e comunitaria, le più grandi operatrici di pace sulla terra.

 

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